Ogm. In Friuli forte rischio di contaminazione

Quello che sta accadendo nel silenzio dei media potrebbe essere la prima estesa contaminazione da ogm in Italia e invece di intervenire d’urgenza, la Procura di Pordenone si prende un mese di tempo. La “Task Force OGM”, quindi, si rivolge “rispettosamente” direttamente al Presidente della Repubblica.

I campi OGM in Friuli, nel comune di Fanna (PD) e forse anche altrove, violano il Decreto Legislativo 24 aprile 2001, n.212, che prevede il rilascio di una specifica autorizzazione in assenza della quale è prevista la pena dell’arresto da sei mesi a tre anni o dell’ammenda fino a € 51.700. Tali disposizioni mirano a garantire i prodotti tradizionali e biologici dalla contaminazione con quelli transgenici e a evitare un danno all’ambiente. Dal 10 luglio un campo è stato identificato e posto sotto sequestro e sono stati prelevati dei campioni per verificare la presenza di mais OGM: questi test richiedono tre giorni di tempo, ma la Procura di Pordenone ha deciso di non fare niente fino ai primi di agosto, ovvero un tempo sufficiente a disperdere il polline. “È inaudito che il Procuratore di Pordenone, Antonio Delpino, abbia deciso di concedere un intero mese per la stesura della perizia – dichiarano i membri della Task Force OGM – se le analisi possono essere completate in pochi giorni. Si sta perdendo tempo prezioso: se si tratta di mais transgenico il campo deve essere distrutto prima della fioritura delle piante, che è imminente, per impedire un’estesa contaminazione da ogm”.

Sicuramente chi ha fatto queste analisi, denuncia la Task force, sa già con esattezza se le piante sono state geneticamente modificate oppure no. Se non si tratta di mais transgenico, bisogna annunciarlo subito per liberarci dal peso di questa minaccia. Se, invece, quelle piante sono geneticamente modificate, la Task Force OGM, e la normativa italiana, ne esige l’immediata distruzione. Adesso, non ad agosto, quando la violazione della norma sulla coltivazione di organismi geneticamente modificati renderà ormai incontrollabile la diffusione di polline e la contaminazione.

La Task Force, quindi, chiede rispettosamente al Presidente della Repubblica di fare tutto quanto in suo potere per segnalare alla Procura di Pordenone di procedere immediatamente agli accertamenti del caso in modo da poter scongiurare ogni ipotesi di contaminazione da piante transgeniche e in particolar modo per impedire che tale contaminazione risulti di fatto permessa da una incomprensibile dilazione dei tempi.

La “TASK FORCE per un’Italia libera da OGM” è sostenuta da: Acli, Adoc, Adusbef, Aiab, Amab, Campagna Amica, Cia, Città del Vino, Cna Alimentare, Codacons, Coldiretti, Crocevia, Fai, Federconsumatori, Ferderparchi, Focsiv, Fondazione Univerde, Greenaccord, Greenpeace, Lega Pesca, Legacoop Agroalimentare, Legambiente, Movimento difesa del cittadino, Slow Food, Unci, Vas, Wwf.

Anche AIAB firma l’appello, per firmarlo clica sul seguente link:
http://www.greenpeace.it/community/presidente/scrivi-al-presidente.html

Per saperne di più puoi scaricare il dossier “Le ragioni del No degli OGM in agricoltura” e il Manifesto della Coalizione al seguente indirizzo:
http://www.liberidaogm.org/liberi/default.php

(fonte del presente documento Greenplanet e AIAB)

Ritirata dalla Comunità Europea la Normativa sul vino biologico

La Commissione europea ha ritirato il progetto di normativa per il vino biologico. E’ avvenuto, a sorpresa, al Comitato di regolamentazione per il biologico, in cui i 27 Stati membri dell’ Ue si erano riuniti oggi a Bruxelles per esprimere un voto sul documento.

“Il progetto sul vino biologico e’ stato ritirato dalla Commissione perche’ non si e’ trovato un compromesso credibile che rispetti dei reali standard biologici rispetto a quelli in vigore per il vino convenzionale”. Lo ha detto all’Ansa Roger White, portavoce del commissario Ue all’agricoltura Dacian Ciolos, confermando la decisione di Bruxelles. La Commissione, ha aggiunto, “preferisce attendere, eventualmente anche qualche anno, piuttosto che avere un compromesso che riduce il valore del termine ‘biologico’, per il quale ci vogliono regole chiare e credibili”.
Il commissario Ciolos, gia’ in occasione del recente consiglio dei ministri dell’Agricoltura dell’Ue a Merida (Spagna) aveva sottolineato che “un vino biologico deve essere un vero vino biologico”, e su questo principio non era pronto a fare compromessi. Il progetto della Commissione europea prevedeva una presenza di solfiti nel vino pari a 100 milligrammi il litro per i vini rossi e 150 per i vini bianchi e rose’, ossia 50 milligrammi in meno per ogni categoria rispetto agli livelli attualmente in vigore per i vini convenzionali. Contro questi limiti, considerati troppo rigidi, sono insorti una maggioranza di Paesi Ue, essenzialmente del Nord Europa, con l’aggiunta di Francia e Portogallo. Si tratta di Stati membri i cui territori sono in tutto o in parte carenti di sole, e hanno bisogno dei solfiti (ossia dell’aggiunta di anidride solforosa che e’ un antiossidante) per stabilizzare il vino, oltre che dello zucchero per alzarne la gradazione alcolica. Il documento della Commissione era stato invece considerato una base accettabile dai Paesi del Sud dell’Europa, in quanto il vino biologico rappresenta una nicchia di produzione ancora tutta da sfruttare. Mercato che i Paesi del Nord Europa non vogliono pero’ perdere, ma non possono fare a meno dei solfiti per produrlo.(Greenplanet)

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